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Il Palazzo
Il Palazzo di Giustizia sorge nella città "moderna", nata dall'espansione post-unitaria , sul Corso Mazzini nell'angolo via Marsala.
Fu realizzato nel 1883 - 1884 su progetto dell'ingegnere Alessandro Benedetti; le sale dell'edificio furono decorate con affreschi dell'importante artista bolognese Luigi Samoggia.
Nel Palazzo furono riuniti gli uffici di Pretura e dei Tribunali , nonché l'Archivio provinciale ex Delegatio con raccolta di documenti dal 1808 al 1860.
Progettato e realizzato in stile tardo-rinascimentale, proprio della seconda metà del XIX secolo, ripeteva la tipologia del palazzo rinascimentale con cortile centrale. Le facciate presentavano tre ordini di finestre di cui quelle centrali, al piano nobile, ornate da timpano con cornici marcapiano, cimase a timpano, cornicione in pietra ; il prospetto principale era ornato da un importante portone fiancheggiato da colonne a capitelli corinzi.
Il palazzo, fortemente danneggiato dal terremoto del 1972, fu integralmente ristrutturato nel 1988.
Il progetto ha determinato un intervento radicale, di carattere conservativo soltanto per quanto riguarda i muri perimetrali esterni e l'androne monumentale su corso Mazzini, mentre all'interno dell'edificio sono state demolite e ricostruite tutte le strutture portanti orizzontali e verticali e si sono ricavati cinque piani fuori terra, articolati attorno ad una grande chiostra centrale, a memoria del precedente cortile, chiusa da un lucernaio .
La ricostruzione di queste strutture è stata eseguita adottando tipologie edilizie completamente diverse da quelle originarie, scegliendo soluzioni strutturali ed impiegando componenti e materiali di finimento di caratteristiche moderne ( per esempio , le travi reticolari di acciaio, di rilevanti proporzioni,quali struttura interna portante) e senza alcun riferimento alla preesistenza.
Pertanto, si è trattato di un restauro conservativo per i prospetti esterni, e viceversa, profondamente innovativo per quanto riguarda la tipologia e i connotati dell'interno dell'edificio.
Si ringrazia - per la scheda storica - l'Ufficio della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici delle Marche sede di Ancona
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